Se non sapete dove dormire a Sarajevo, l’Holiday Inn è sicuramente da tenere in considerazione, soprattutto per gli appassionati di storia. Questo albergo racconta tanto della storia del ‘900 di Sarajevo: costruito per le Olimpiadi, è stato poi residenza di Radovan Karadzic, da qui hanno sparato i suoi cecchini sulla popolazione di Sarajevo, fino a diventare la sede dei giornalisti che hanno raccontato il lunghissimo assedio di Sarajevo iniziato nel 1992.

Situato su “Sniper Alley”, l’area intorno all’hotel era una delle più pericolose della città, nelle immediate vicinanze della linea del fronte. Il corrispondente della BBC, Martin Bell, ha descritto l’Holiday Inn durante l’assedio come “ground zero”. “Da lì”, ha detto, “non sei andato in guerra, è stata la guerra a venire da te“.

Quando lo ho visto per la prima volta, percorrendo in auto lo stradone che entra in città, fiancheggiato da edifici ancora martoriati dai proiettili dell’assedio, mi è sembrato un fungo, anzi un enorme Lego che racchiude “mattoncini” di storia.

Il 2024 segna 2 anniversari qui, a Sarajevo:

  • sono trascorsi 110 anni dall’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando da parte dell’anarchico italiano di Gavrilo Princip, scintilla che accese la miccia della Prima Guerra Mondiale.
  • 40 anni fa si tennero a Sarajevo le Olimpiadi invernali del 1984. I giochi olimpici si svolsero senza problemi, senza segnali premonitori di quella guerra che, 8 anni dopo, nel 1992, avrebbe sconvolto la città, il paese, l’Europa intera ma soprattutto la popolazione di Sarajevo.

Fu proprio per quest’evento che venne costruito l’hotel Holiday Inn, a quei tempi ancora ignaro del posto in prima fila che avrebbe avuto durante i tumultuosi eventi che si verificarono in Bosnia per ben 4 anni!

Con le Olimpiadi l’albergo, nonostante le critiche ricevute per la sua particolare struttura architettonica, acquisì fama e importanza; tra la sua clientela si annoverano infatti star della musica internazionale, sportivi, attori e politici. Il Partito Democratico Serbo-Bosniaco (SDS), guidato da Radovan Karadzic, tenne numerose riunioni nell’hotel che fu, nel febbraio 1992, la residenza temporanea della famiglia Karadzic. Per chi non lo sapesse ricordo che Radovan Karadzic fu uno dei principali responsabili della pulizia etnica e dei massacri avvenuti tra il 1991 e il 1995 durante le guerre nella ex Iugoslavia.

Ma arriviamo al 6 aprile 1992 quando, mentre i manifestanti si ammassavano fuori dall’edificio del parlamento bosniaco e poi marciavano verso l’hotel, vennero sparati colpi dall’interno dell’edificio da cecchini fedeli a Karadzic. Da hotel d’avanguardia con una clientela internazionale a “fortino” dei cecchini di Karadzic che, come dicevo prima, era stato ospite della suite numero 503 dell’Holiday Inn di Sarajevo fino all’alba del 6 aprile 1992 quando “scappò con uno scatolone di Marlboro, due casse di Dom Perignon chiedendo ai camerieri dell’hotel il filetto per il suo gatto”. La Bosnia era diventata indipendente (grazie a un referendum) ma a caro prezzo: il 6 aprile 1992 iniziava infatti l’assedio di Sarajevo, l’assedio più lungo nella storia dal Dopoguerra.

Fu così che l’hotel aprì le porte delle sue camere una nuova clientela: quella dei giornalisti appartenenti alle agenzie di stampa internazionali che stabilirono i loro uffici nell’hotel e i cui dipendenti furono, per i successivi tre anni, gli ospiti paganti più regolari dell’hotel.

Per tutta la durata dell’assedio, l’albergo, pur non offrendo alcun lusso, funzionò. In internet si trovano addirittura delle foto del Capodanno 1993 in cui i camerieri indossano “abiti di gala”, forse per cercare di mantenere un’apparenza di normalità in una realtà sconvolta e sconvolgente. È probabile che il personale dell’hotel abbia “sviluppato le proprie strategie di sopravvivenza” al fine di preservare una parvenza di normalità. Del resto, è proprio questo il concetto che più mi ha colpito durante una chiacchierata fatta con una ragazza di Sarajevo, in quella situazione di guerra la paura scompare e si “continua a vivere”, le bombe e le sparatorie diventano una “nuova normalità” ma soprattutto bisogna continuare ad andare avanti come si faceva prima, per non crollare psicologicamente. Mi ha colpito. Molto.

L’assedio durò più di tre anni, il più lungo assedio di una capitale nella guerra moderna.

La primavera e l’estate del 1992 furono il periodo peggiore per l’hotel. Il suo direttore di allora stimò che l’hotel era stato colpito più di 100 volte nelle prime settimane dell’assedio. Tuttavia, non è stato deliberatamente preso di mira così spesso e, rispetto agli edifici vicini, è rimasto relativamente intatto. Ciò ha portato molti dei giornalisti residenti a ipotizzare che fosse stato raggiunto un accordo tra il governo bosniaco e le forze nazionaliste serbe assedianti per preservare l’hotel.

Se potete andate perché “vedere” di persona e ascoltare le storie di chi è ha vissuto ed è sopravvissuto a questa guerra non è come “leggerlo nel libri” o “guardarlo in un documentario TV”.

In ogni caso, se vi interessa l’argomento qui trovate il link al documentario “Hotel Sarajevo” realizzato in occasione del trentennale dell’assedio di Sarajevo dalla Rai. Il docufilm scava nel vivo di ferite ancora aperte. Eventi che trovano oggi delle analogie con il conflitto che sta sconvolgendo il cuore dell’Europa. Si pensava che la guerra in Europa fosse ormai un lontano ricordo. Purtroppo, a trent’anni di distanza, la storia si ripete. La guerra è tornata in Europa e l’Ucraina è la vittima del nostro presente.

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