Chi era Henri Cartier-Bresson?
Cartier-Bresson è un uomo notevole, un grande testimone che ha attraversato il secolo da un capo all’altro, senza mai tradire la sua visione del mondo.
Cartier-Bresson è stato un grande fotografo, un viaggiatore di altri tempi, un inviato di lungo corso, un buddhista inquieto (come non capirlo!), un uomo sempre in fuga (da se stesso? da dove? da chi?), un perfezionista amante della geometria (dietro ai suoi scatti, che sembrano “casualmente” cogliere l’attimo, c’è uno studio approfondito della geometria e delle proporzioni), è l’occhio che ascolta e sente e trasmette, con le sue fotografie, sensazioni ed emozioni.
E’, forse, in un certo qual modo, quello che avrei voluto o vorrei essere, non dico per la fama che ha raggiunto (non sono così ambiziosa e presuntuosa) quanto piuttosto per il suo modo di vivere e vedere il mondo. Ma io, in realtà, sono tutto il contrario a partire da quello che Henri Cartier-Bresson ha insegnato con la sua Leica: “La sola cosa che conta è vivere il momento presente. La vita è immediata e folgorante. Il presente appartiene già al passato.”
Un uomo lineare, preciso, sereno, imperturbabile? Sinceramente non credo. Ed è questo che mi affascina e mi fa sentire “un po’ come lui” ed in un certo qual modo mi fa dare un senso a “come sono”. Era un uomo che amava “immergersi” nelle contraddizioni sue e del mondo, in cui la ricerca dell’armonia era correlata a una continua lotta contro la tirannia del caos. E, forse, era proprio dai temporanei esiti di questa lotta che dipendeva la sua pace interiore. Perché la pace interiore, l’equilibrio, la serenità sono, per molti credo, temporanei. Ed essere consapevoli ed accettarlo è già una grande conquista. “Vi sono giorni montuosi e disagevoli la cui salita richiede un tempo infinito e giorni in pendio che ci è dato discendere a gran carriera cantando.”
Henri Cartier-Bresson vive in un continuo confronto col mondo esterno perché, anche quando vegetiamo nella più profonda solitudine, non possiamo placare e dominare i nostri pensieri, frutto del confronto con gli altri, con ciò che vediamo e leggiamo, frutto dell’attrito con la nostra stessa intelligenza!
Ho sempre amato fotografare volti, mi sembrava di riuscire, solo in quegli scatti, a cogliere (solo in minima parte viste le mie scarse capacità fotografiche), l’essenza della vita, di quegli animi, del mondo intero.
Le foto di paesaggi per me erano incomprensibili, i miei scatti erano bruttissime copie di cartoline turistiche. Poi ho conosciuto Henri Cartier-Bresson. No, i miei scatti paesaggistici non sono diventati “chissà che” ma ho iniziato ad appassionarmi nel farli; che poi è, credo, quello che conta.
Sono così diventata una “sognatrice di diagonali”, una “ricercatrice dei volumi perfetti” come se tutto dipendesse da una perfetta alchimia di formule e numeri. Henri Cartier-Bresson mi ha fatto capire che, per ottenere lo scatto desiderato (che non vuol dire perfetto), bisogna, spesso, spostarsi di qualche centimetro (se non addirittura di qualche millimetro) e non di metri! Una scoperta, per me, unica e entusiasmante. No, non credo di essere pazza. Mi spiego, il fatto di spostare l’inquadratura di qualche millimetro, di spostare la diagonale e ottenere ciò che ricercavo nel mio scatto mi dà una sensazione di gioia, di pienezza.
Insomma, per concludere, quello che amo di Henri Cartier-Bresson è che il suo non è uno stile fotografico, non è una tecnica, non è un modo per affermare la propria originalità. Il suo è un grido, una liberazione: il suo è uno stile di vita!
Qui trovate il link al mio articolo su Henri Cartier-Bresson in mostra a Milano!
La mostra si concluderà il 3 luglio 2022.
Il biglietto intero costa 14 euro, i bambini dai 6 ai 13 anni pagano 8 euro, mentre dai 14 ai 26 anni si paga 12 euro. Nel link qui sotto trovate comunque tutte le tariffe
Qui vi lascio il link per acquistare i biglietti online e per tutte le info aggiornate sulla mostra.
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