Cosa vedere in Cappadocia? Tantissime cose. Quando andai in Cappadocia, me ne innamorai perdutamente. Arrivai in Turchia con molti dubbi, era un periodo di attentati e avevo un pò paura. Ma la Turchia, e ancor più il cuore di questo paese, la Cappadocia mi accolse con calore e me ne innamorai. Uno di quei viaggi che, a ripensarci, portano con se, non solo ricordi, ma anche sensazioni ed emozioni. Ma torniamo all’argomento principale. Cosa vedere in Cappadocia? Di cose ce ne sono tante, dai camini delle fate ai caravanserragli ma il top è stato, per me, la visita alla città sotterranea di Derinkuyu con i suoi dodici piani scavati nel sottosuolo.
Visitare la città sotterranea di Derinkuyu è un’esperienza unica, affascinante, indimenticabile. Significa scendere nei meandri di un mondo parallelo, quello degli “uomini talpa” che nei secoli hanno scavato città in cavità sotterranee grazie alla malleabilità di questa terra, duttile e facile da scavare ma che si indurisce a contatto con l’aria, creando un solido strato protettivo al mondo sottostante. Il termine Derinkuyu deriva dalle parole derin=profondo e kuyu=pozzo. E questo dice già tutto.
Cosa vedere in Cappadocia? A Derinkuyu c’è una delle più grandi città sotterranee della Cappadocia, ben dodici piani sovrapposti di cui otto visitabili. Un cunicolo a gradoni è l’accesso alle viscere della terra, ha così iniziato la casuale disposizione di stanze l’una a fianco all’altra, senza un’apparente piano determinato, quasi per crescita autonoma dettata da esigenze contingenti. Scendendo nel sottosuolo attraverso cunicoli talvolta incredibilmente stretti e bassi si incontrano cucine, stalle con mangiatoie dalle pareti forate per legare il bestiame, camere da letto, mense con panche, tavoli e scaffali anch’essi scavati nella roccia. C’è poi la scuola con le panche di pietra per gli studenti, la piccola chiesa con pianta a croce e un cunicolo a semicerchio che fungeva da confessionale. Infine le tombe (ma i morti sono stati probabilmente portati via perché degli scheletri non c’è traccia) e le celle dei prigionieri crocefissi ai pilastri di pietra forati nelle parte alta da entrambe i lati per potervi legare le mani dei nemici catturati.
Tutto questo è collegato da cunicoli per l’areazione, da pozzi profondissimi (per sentire il rumore della moneta che cadeva sul fondo di un pozzo abbiamo dovuto attendere parecchi secondi), da stretti corridoi di collegamento fra le stanze e da ripide gallerie a gradoni per passare da un livello all’altro. Macine pesantissime, forate al centro, permettevano agli “uomini talpa” (da 1.500 a 20.000 persone) di barricarsi nelle città sotterranee per mesi (3-6mesi) e resistere così agli attacchi degli invasori che nei secoli hanno percorso questa valle.
All’arrivo dei nemici le macine venivano spostate mediante leve o fatte rotolare da cunicoli laterali; il foro centrale serviva per scagliare le frecce contro i nemici.
Le città (probabilmente collegate tra loro) diventavano così inespugnabili. Erano dunque “città rifugio“, di difesa dagli attacchi dei nemici ma anche “città di vita quotidiana” che permettevano di vivere ad una temperatura costante (15°C) e di non doversi sottoporre alla forte escursione termica tipica di questi posti. Si attraversano, con lo stesso tipo di architettura, secoli di storia: dall’età della pietra all’impero ittita, dai satrapi persiani ai conquistatori turchi … e, oggi, dai camini delle fate, sbucano le antenne televisive.
I conquistatori di tutti i tempi ricercano il potere, il dominio dei traffici e delle comunicazioni, ciò che cambia è il “visibile”, le città dell’altopiano: cadono le chiese bizantine e i templi romani su cui si costruiscono moschee e minareti ma il mondo del sottosuolo rimane immutato nei secoli, semplicemente si espande nel tempo accompagnato dal lento e lineare scorrere della storia.
Le grandi guerre e invasioni che spazzano paesi a metà, che interrompono il flusso della storia e il naturale scorrere di vite umane sembrano non aver intaccato questi luoghi di ombra e buio, di questi sotterranei magici dove, forse, l’evolversi della storia e delle religioni è avvenuto con naturalezza e continuità, senza traumi e spargimenti di sangue; tutto questo in cambio della luce del sole.
In questa terra, eccetto le chiese bizantine e le tombe rupestri di origine romana, poco è databile perché poco appartiene a una sola epoca; è questa un’antichità misteriosa e inquietante perché poco rivelatrice di se stessa. Questa fetta di mondo sembra opporsi ad una società, la nostra, dove tutto è e deve essere spiegato e razionalizzato, qui non sempre si può capire con gli occhi della mente ma bisogna lasciarsi cullare ed avvolgere dalla magia del mistero, dal fascino di un mondo che si può solo immaginare con gli occhi della fantasia, senza certezze e spiegazioni storico-scientifiche. In questa regione si trovano città sotterranee a difesa delle invasioni, ma è anche una natura che sembra partecipare alle esigenze di spiritualità, solitudine e mistico raccoglimento sentite da asceti ed eremiti che qui hanno costruito monasteri, chiese e templi.
Questa è la Turchia, terra di diversità e di contrasti nati secoli or sono e tutt’ora esistenti, sotto forme e aspetti diversi, nella Istanbul del 2022.
Ma a questo punto risaliamo dai freschi cunicoli e torniamo alla luce, sperando di tornare, forse, un giorno in futuro.
Per cui se vi state chiedendo cosa vedere in Cappadocia, la visita alle città sotterranee è, dal mio punto di vista, decisamente la primo posto della lista.
Per avere maggiori info su cosa vedere in Cappadocia, date un’occhiata qui!
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