Questo articolo è stato scritto dalla mia amica Lucia, un bellissimo tour di 14 giorni, in una Sardegna selvaggia, autentica, ricca di storie da raccontare, di borghi diroccati, o addirittura completamente disabitati, di chiese antichissime, un’isola che cambia volto in base al vento e alle maree e in cui il verde della macchia mediterranea si incontra con il turchese del mare … un viaggio bellissimo e splendidamente raccontato da Lucia che mi ha fatto venire una gran voglia di tornare in Sardegna percorrendo il suo itinerario!
1° giorno – Parco Regionale di Porto Conte
2° giorno – Parco Regionale di Porto Conte e Alghero
3° giorno – Da Alghero a Bosa lungo la strada panoramica e Penisola di Sinis
4° giorno – Cabras, San Salvatore di Sinis e… dune di Piscinas
5° giorno – Cala Domestica, Pan di Zucchero e Portoscuso
6° giorno – In bici sull’Isola di San Pietro
7° giorno – Sant’Antioco: di spiaggia in spiaggia
8° giorno – Sant’Antioco e dune bianche di Porto Pino
9°giorno – Un tuffo nel passato inatteso di Sant’Antioco e viaggio verso Chia
10° giorno e 11° giorno – Incantevoli spiagge a Chia
12° giorno – Stintino: spiaggia affollata o calette deserte?
13° giorno – Escursione in barca all’Asinara
14° giorno – Mare trasparente e sassolini bianchi alle Saline
Il nostro viaggio inizia ai primi di giugno e decidiamo di esplorare la costa occidentale della Sardegna percorrendola da nord a sud in due settimane.
1° giorno – Parco Regionale di Porto Conte Viaggiamo di notte con il traghetto da Genova e sbarchiamo a Porto Torres di prima mattina. Con la nostra auto ci dirigiamo verso il Parco Regionale di Porte Conte, vicino ad Alghero e a meno di un’ora di auto dalla stazione marittima di Porto Torres. Raggiungiamo la Baia Tramariglio dove si trova Casa Gioiosa (un ex carcere, ora sede del Parco) per raccogliere informazioni sulla zona, pranziamo con un appetitoso panino con il polpo alla catalana (a pensarci viene l’acquolina in bocca ancora adesso) e decidiamo di andare a Capo Caccia per vedere le falesie e la Torre del Bollo, torre di avvistamento spagnola. Lungo il percorso apriamo il finestrino e veniamo inebriati da quello che definisco “profumo di Sardegna”, profumo della macchia mediterranea, principalmente costituita dal mirto, che cresce spontaneamente e che mi porta subito alla mente le tante estati calde e assolate trascorse in questa isola quando ero bambina. Decidiamo di fermarci alla Spiaggia Mugoni, una baia sabbiosa bellissima racchiusa fra il mare azzurro e una verdeggiante pineta. Tornando verso il nostro B&B ci fermiamo presso la Spiaggia Porticciolo, più piccola della precedente ma con un fondale più interessante per fare snorkelling: oltre tantissimi ricci e pesci, riconosciamo una stella marina!!! Chiudiamo la giornata con una ricca cena in un agriturismo poco lontano per assaggiare le prelibatezze locali: pecorino, salsiccia, malloreddus e il gustosissimo porceddu sardo al mirto.
2° giorno – Parco Regionale di Porto Conte e Alghero Dopo una colazione servita nel giardino del B&B con molti prodotti fatti in casa e frutta appena colta, trascorriamo la giornata nella vicina baia di Porto Ferro (in Sardegna non serve fare tanti kilometri per trovare spiagge meravigliose, spesso la più vicina è talmente bella che non vale la pena cercarne altre!). Il Parco regionale di Porto Conte offre molti sentieri escursionistici e punti di interesse naturalistico, come le Grotte di Nettuno e il lago di Baratz, che non abbiamo potuto esplorare dato il poco tempo a disposizione ma dove sicuramente torneremo in occasione di un’altra vacanza, magari focalizzata solo su questa zona dell’isola. Nel tardo pomeriggio visitiamo Alghero, dove veniamo conquistati dall’atmosfera vivace e piena di attività: il centro storico, circondato dalle mura color ocra che racchiudono un intrico di vicoli e piazzette, è ricco di ristoranti, locali e luoghi di incontro open air, si percepisce da subito essere molto vivo e, al calar del sole, si accendono ovunque le lanterne con i coralli dello stilista Antonio Marras.. Uno spettacolo! Curiosità: gli abitanti della zona di Alghero parlano correntemente una versione antica del catalano!
3° giorno – Da Alghero a Bosa lungo la strada panoramica e Penisola di Sinis Partiamo da Alghero e percorriamo la litorale che arriva a Bosa, una strada panoramica tra mare e rocce, una sorta di Great Ocean Road sarda!! Facciamo una sosta per un bagno alla Cala Compultitu, raggiungibile a piedi con un sentiero un po’ tortuoso in mezzo alla macchia mediterranea (il profumo di mirto qui è fortissimo). Dalla strada carrabile la spiaggia non è visibile ma quando si arriva a circa metà della discesa non ci si può pentire. Ci rimettiamo in viaggio e giungiamo a Cabras, piccolo centro situato vicino alla penisola di Sinis. Visitiamo le “spiagge di riso”, così chiamate perché costituite da piccoli granelli di quarzo multicolore che sembrano chicchi di riso, per fortuna sono poco affollate. Proseguiamo sulla penisola di Sinis, affianchiamo la Laguna di Mistras con i fenicotteri (purtroppo non riusciamo ad ammirarli da vicino) e raggiungiamo S. Giovanni di Sinis, chiesa paleocristiana di incantevole bellezza, con casette e piazza delle feste vicino (è facile immaginare le feste di paese che animavano la piazza nel passato). Ci spingiamo fino alla spiaggia sottostante la torre (sempre di origine spagnola) e ci divertiamo a osservare un gruppo di surfisti prendere le onde. incontra con il turchese del mare, grazie anche alla complicità di una primavera 2018 piovosa che ha reso la macchia mediterranea straordinariamente rigogliosa!
4° giorno – Cabras, San Salvatore di Sinis e… dune di Piscinas
Dopo una gustosa colazione in terrazza, facciamo un giro per Cabras, una paese molto poco turistico che conserva il fascino dell’autenticità sarda, compriamo frutta buonissima direttamente dal coltivatore e osserviamo la chiesa, circondata dal volo delle rondini che hanno costruito i loro nidi sulla facciata.
Visitiamo San Salvatore di Sinis e veniamo proiettati nel far west (non a caso, San Salvatore è stato il set di molti film western italiani); il paese è ormai completamente disabitato, le casette, una attaccata all’altra, hanno finestre e usci serrati, l’unico edificio aperto è la chiesa, nei cui sotterranei è presente una fonte d’acqua venerata sin dalla civiltà nuragica e successivamente dai Greci, dai Fenici e dai Romani (è possibile accedere all’ipogeo in determinati orari per scoprire le raffigurazioni pittoriche delle civiltà antiche).
Ci spostiamo sulla Costa Verde per scoprire le dune color ocra che fanno della zona uno dei deserti più ampi dell’Europa. Oltrepassando Ingurtosu, ex insediamento delle famiglie dei minatori che lavoravano nelle laverie e nei cantieri vicini e costruito a picco sulla montagna, lungo la strada per raggiungere le dune di Piscinas, ci fermiamo a vedere i ruderi della ora silenziosa laveria di Lord Thomas Brassey. Arriviamo sulle dune….
A causa del maestrale le nuotate sono veloci e non possiamo apprezzare il fondale del mare, la spiaggia è stupenda, lunghissima, le dune creano un paesaggio naturale unico, apprezzato anche da una piccola mandria di mucche al pascolo vicino alla spiaggia. Allontanandosi un poco a piedi dalla spiaggia è possibile trovare il rio Piscinas dal colore rosso- arancio.
5° giorno – Cala Domestica, Pan di Zucchero e Portoscuso
Da Arbus ci dirigiamo a Cala Domestica, una baia profonda che è conosciuta come una delle spiagge più belle della Sardegna e che, un tempo, era teatro di un intenso via vai di navi per il trasporto dei minerali.
Nel nostro viaggio verso il sud dell’isola, la tappa successiva è Porto Flavia, dove nel passato era attiva una miniera, per ammirare dalla costa il Pan di Zucchero, un faraglione bianco che si innalza imperioso dalle acque.
Passiamo a visitare il giardino a semicerchio del belvedere di Nebida da cui è possibile vedere i resti di un’altra laveria direttamente a picco sul mare.
Giungiamo a Portoscuso dove visitiamo la tonnara, che custodisce ancora i relitti di imbarcazioni un tempo destinate alla pesca, la torre spagnola e il centro abitato.
Alla sera il paese è molto animato grazie ad una festa in abiti tradizionali. Portoscuso è la base di appoggio per partire l’indomani per l’Isola di San Pietro.
6° giorno – In bici sull’Isola di San Pietro
Prendiamo il traghetto da Portovesme per raggiungere Carloforte, fondato dai pescatori pegliesi di Genova. Ci immergiamo nel suo centro storico, costituito da salite e discese e da case colorate che ricordano Genova. L’atmosfera è rilassata e, nella piazza principale, così come nei negozi, i residenti parlano genovese, un genovese cristallizzato a molti secoli fa.
Noleggiamo le bici per raggiungere le spiagge: superiamo la salina con i fenicotteri (riusciamo a fotografarne qualcuno finalmente!) e arriviamo alla spiaggia Guidi e a La Bobba che quel giorno sono più riparate dal vento. Sicuramente l’Isola di San Pietro meriterebbe qualche giorno in più per scoprire le sue spiagge e i suoi segreti: anche qui torneremo!
Prima di riprendere il traghetto, torniamo a Carloforte per comprare il prelibato tonno rosso di Carloforte e, su consiglio di una negoziante del luogo, ci concediamo uno spuntino con una focaccina farcita strepitosa, acquistata in una focacceria/pizzeria proprio vicina all’imbarco dei traghetti. Tornati a Portovesme, ci spostiamo sull’Isola di Sant’Antioco.
7° giorno – Sant’Antioco: di spiaggia in spiaggia
Sant’Antioco è un’isola collegata alla costa da una striscia di terra, grazie alla quale l’isola risulta molto comoda da raggiungere con la macchina. Offre il giusto mix di mare, natura, archeologia e storia.
In base alle previsioni meteo del vento, andiamo alla spiaggia di Coecuaddus, sulla costa orientale dell’isola; nel pomeriggio raggiungiamo Cala Lunga e Cala Sapone, sulla costa ovest, ma decidiamo di fermarci a Torre Canai, una spiaggia sormontata da una torre e che il proprietario del B&B ci ha descritto essere ogni volta diversa con il cambio delle maree: spiaggia sabbiosa, spiaggia con poseidonia, spiaggia di ciottoli.. Ogni giorno può avere un aspetto diverso. Per noi è stata spiaggia di ciottoli con un po’ di poseidonia.
Ci godiamo questa spiaggia in completa solitudine fra qualche nuotata e qualche lettura estiva.
8° giorno – Sant’Antioco e dune bianche di Porto Pino
Dedichiamo parte della mattinata alla Basilica di Sant’Antioco Martire e scegliamo la visita guidata alle catacombe sottostanti.
Raggiungiamo in macchina la spiaggia delle dune Is Arenas, a Porto Pino.
Arrivando da Sant’Antioco, la prima parte di spiaggia offre un parcheggio grande retrostante ma è risultata affollata, noi siamo andati avanti e abbiamo parcheggiato in Via Corru Manciu: il parcheggio è a pagamento e la spiaggia si raggiunge a piedi, tramite un sentiero e un ponte, ma con il vantaggio di ritrovarsi circa a metà della lunga spiaggia, proprio nel cuore delle dune.
La spiaggia è enorme e bellissima, con dune bianchissime e selvagge alle spalle, mare caraibico, nonostante il vento, e tantissimi kyte surfisti!!
9°giorno – Un tuffo nel passato inatteso di Sant’Antioco e viaggio verso Chia
Esploriamo il Villaggio ipogeo entrando in alcune grotte scavate nel tufo, costruite come tombe puniche e, successivamente, convertite in case per le famiglie più povere. Meno di un secolo fa queste “grotte” erano ancora abitate: soffitti bassissimi, poca aria e molta umidità.
Visitiamo il MAB, museo archeologico Ferruccio Barreca, che conserva molti reperti dall’età nuragica sino a quella romana, e il Tofet, area all’aperto poco sopra il museo, considerata sacra dai Fenici e dai Punici che vi sotterravano, in apposite anfore, i resti cremati dei loro bambini morti.
Pranziamo a Calasetta, sull’estremità nord dell’isola e partiamo per la nostra destinazione successiva, Chia.
Lungo il tragitto ci fermiamo a Tratalias (dove scopriamo la chiesa di S. Maria, la chiesa romanica più antica della Sardegna), alla spiaggia Piscinnì e alla spiaggia di Malfatano.
10° giorno e 11° giorno – Incantevoli spiagge a Chia
Inizia la parte più rilassante della viaggio, o meglio, quella con meno spostamenti.
Chia ci è sembrata leggermente più turistica delle altre aree visitate in precedenza, la scelta delle spiagge è amplissima: decidiamo di dedicare un giorno a Su Giuddeu e il successivo alla Tueredda.
Entrambe offrono stabilimenti balneari e parcheggi a pagamento.
Su Giuddeu è molto ampia e presenta una laguna retrostante con i fenicotteri rosa: qui ci siamo divertiti a fare snorkelling e a giocare a racchettoni sulla spiaggia.
La Tueredda è più piccola ma con vista su un’isolotto abitato dai gabbiani. E’ riconosciuta per essere una delle spiagge più belle della Sardegna e, purtroppo, è molto affollata.
Chiudiamo il soggiorno a Chia con una cena in agriturismo un po’ fuori dai circuiti turistici.
12° giorno – Stintino: spiaggia affollata o calette deserte?
La fine della vacanza si avvicina. Da Chia ritorniamo a nord per gli ultimi due giorni a Stintino!
Appena arrivati a Stintino, nel pomeriggio, vogliamo fare una nuotata, le spiagge più famose (direi icone della Sardegna) sono quella della Pelosa e della Pelosetta (sabbia fine, mare limpidissimo e con un’isoletta antistante sormontata da una torre aragonese… effettivamente la scenografia è affascinante e unica) ma sono sempre molto affollate e decidiamo di evitarle per fare un bagno nelle calette vicino a Coscia di Donna: il litorale è roccioso, l’acqua sempre limpida e le calette quasi deserte.
Dedichiamo la serata alla cena a base di pesce nel borgo storico di Stintino.
13° giorno – Escursione in barca all’Asinara
Desideriamo scoprire l’Asinara in barca e scegliamo un’escursione di pesca turismo, mai provata prima. La pesca con le nasse è fruttuosa: polpi, granchi e perfino una murena!!
L’escursione è arricchita dal racconto della storia recente dell’isola, dalla conversione in isola-carcere alla travagliata trasformazione in parco nazionale, da parte di chi la storia ha contribuito a scriverla. Facciamo il bagno nella splendida Cala d’Oliva (per la prima volta durante tutta la vacanza l’acqua non è fredda!), visitiamo uno degli edifici che ospitavano le carceri, visitiamo le celle, e, in una spiaggia poco distante, scorgiamo qualche asinello grigio che si ruzzola sulla sabbia!!!
14° giorno – Mare trasparente e sassolini bianchi alle Saline
Ultimo giorno della vacanza ma il traghetto parte alla sera e possiamo dedicare ancora qualche ora alla spiaggia delle Saline a Stintino: sabbia di ciottoli bianchi e mare turchese!
Sono stata molto spesso in Sardegna ma, dopo questo viaggio, posso dire di aver scoperto una Sardegna selvaggia, autentica, ricca di storie da raccontare, di borghi diroccati, o addirittura completamente disabitati, di chiese antichissime, un’isola che cambia volto in base al vento e alle maree e in cui il verde della macchia mediterranea si incontra con il turchese del mare, grazie anche alla complicità di una primavera 2018 piovosa che ha reso la macchia mediterranea straordinariamente rigogliosa!
Bellissimo articolo: fa davvero venire voglia di andarci!
Liuba
Verissimo Liuba, io ci sto facendo un pensierino per l’autunno !